In questi giorni si sta discutendo di Europa ed europee, si sta assistendo ad attacchi più o meno strumentali, propagandistici e populisti per cercare di “accaparrarsi” più voti possibile e mandare più rappresentanti possibili nel Parlamento Europeo.
Tutti sono all’attacco dell’Euro con proposte che risultano molto fantasiose e che dimostrano quanto “ignorino” cosa prevede la nostra Carta Costituzionale sui referendum; senza contare che fino ad ora nessuno ha mai dato quanto “costerebbe” agli italiani il ritorno alla lira e la scomparsa dell’Euro, tanto più che i fautori di questa idea panzana sono anche i primi a sapere che indietro non si può tornare.
Proprio oggi mi stava venendo in mente come l’Europa è ancora lontana da una vera e propria Unione, non solo per le diffidenze degli stati, ma mi sembra anche tra i diversi settori economici, industriali ed infrastrutturali; questa riflessione nasce da quanto accadde in Europa nel 2010.
Quattro anni fa l’intera Europa rimase “isolata” in quanto lo spazio aereo degli aeroporti di Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Svezia, Polonia, Estonia, Lettonia, Rep. Ceca, Austria, Ungheria, Romania, Spagna e Italia fu chiuso a causa dell’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull; in quell’occasione gli europei che volevano rientrare nel Vecchio Continente dovevano trovare nuove vie come arrivare in Portogallo o arrivare negli aeroporti meridionali italiani. Le uniche vie di ingresso erano quindi l’estremo occidente o le frontiere a sud, queste vie se fossero state supportate da un sistema ferroviario europeo efficiente avrebbe potuto effettivamente lo strumento ideale per superare il blocco aereo.
Quello che l’Europa deve essere, e fare, è anche quello di rendere efficiente la sua rete di trasporti, facendo in modo che le varie reti non siano solo la sommatoria di quelle nazionali, ma che diventino delle vere e proprie reti di trasporto europee.