Riflessioni sulle elezioni a 40 giorni dai risultati

Dopo aver scritto in questi giorni brevi riflessioni, partendo da quello che sentivo e leggevo su internet, ora voglio scrivere qualcosa di più approfondito; cercherò di essere il più obbiettivo possibile, senza tralasciare comunque le critiche al partito che ritengo più affine.

La mia riflessione vuole partire da un pensiero sull’attuale Presidente del Consiglio Mario Monti e alla coalizione che l’ha sostenuto; l’onorevole Casini ha dichiarato che è stato “un errore candidare Monti e non schierarsi apertamente con uno dei due poli“, concordo con questa riflessione. Io l’ho detto fin dall’inizio che la candidatura di Monti sarebbe servita a UDC e FLI ad avere un candidato in quanto, probabilmente, non avrebbero avuto nessuno da candidare; io sono convinto che il senatore Monti non sarebbe dovuto “salire in campo”, infatti nella situazione di stallo politico niente vietava che sul suo nome il Capo dello Stato gli avrebbe potuto chiedere di formare un governo,  più politico che tecnico, per fare alcune riforme importanti (voto, parlamento, compensi) e poi tornare al voto.

Lega, un partito che sembrava allo sbando prima delle elezioni, e che si è comunque rilevato determinante per far vincere il Centro Destra in alcune regioni importanti come Lombardia e Veneto e far si che PDL e Lega al senato abbiano onorevoli necessari per impedire la governabilità alla sola coalizione di centro sinistra. Il partito leghista comunque è lontanissimo dai risultati di quando, pur alleato con Forza Italia e Alleanza Nazionale, riusciva a prendere il 10% dei voti su scala nazionale, c’è da ricordare che l’avanzata “verde” si spinse fino alle regioni “rosse”. La cosa che sempre mi stupisce è che i dirigenti leghisti lanciano sempre dichiarazioni contro gli atteggiamenti del PDL, e poi comunque si alleano.

Il PDL deve sicuramente fare un monumento al suo presidente Silvio Berlusconi, in poco più di 2 mesi l’impegno del Cavaliere ha portato il partito dal 12 al 21%, sicuramente la campagna elettorale è stata incentrata con attacchi a tutti i partiti politici presenti alle elezioni, con dichiarazioni che davano poco spazio ad accordi post elettorali e poi con programmi molto diversi tra loro. Ora invece si dicono disponibili a fare un governo con il PD.

Il grande exploit l’ha fatto il Movimento 5 Stelle, il risultato è stato dovuto ad una campagna elettorale incentrata ad una comunicazione fatta nelle piazze e sul web; il grande mattatore e “megafono” è stato Beppe Grillo; il comico genovese è riuscito a convogliare tutti i malumori che serpeggiano in Italia, con slogan e “futuri atteggiamenti” il movimento ha preso il 25% dei consensi. Tutta la campagna elettorale è stata incentrata sul concetto che il Movimento è diverso dai partiti, infatti loro hanno in testa solo il bene dell’Italia e degli italiani, tant’è che gli eletti saranno cittadini e non “onorevoli”; come cittadini dovrebbero quindi prendere decisioni a favore di tutti. La perplessità che a questo punto mi sorge è questo: se hanno detto di voler governare per l’Italia, perché non stanno sfruttando l’occasione per cambiare le cose?
Forse perché in campagna elettorale hanno detto che non si sarebbero mai alleati con i partiti, ma se fanno questo ragionamento, non è che si stanno comportando come i partiti?
Ovvero che guardano più al proprio elettorato e non al bene comune? Non so dare risposte, spero che qualcuno magari me lo possa spiegare.

Il PD è il partito che non ha vinto, l’intero partito pensava di poter prevalere senza troppa fatica sugli altri competitor, ed invece non è stato così; subito dopo il risultato tutti a dire “se ci fosse stato Renzi“, una sorta di mantra mediatico che ha fatto impazzire anche i social network. Dopo il risultato, il segretario Bersani ha cercato di capire se fosse stato in grado di fare un Governo; prima ha cercato di capire se il Movimento 5 Stelle poteva dare una sorta di “appoggio” ad alcune riforme, ora davanti a questa impossibilità non si capisce come mai non possa trovare un accordo con il PDL su alcuni punti veloci da poter realizzare e poi andare al voto. La risposta è semplice, in campagna elettorale hanno sempre detto di essere “antagonisti” al PDL, ora come si può fare un governo con loro? l’elettorato non lo capirebbe,  e poi si dovrebbero rinnegare le dichiarazione post elezione in cui nessuno voleva fare un governo con il centro destra.

Ma se fosse il nuovo Presidente della Repubblica a chiedere, o imporre, un governo congiunto PD e PDL partendo dal lavoro dei 10, quale sarebbe la risposta?

Ai posteri, tra pochi giorni, avere l’eventuale risposta.

Prima di chiudere non posso non citare Rivoluzione Civile di Ingroia, nessuno dei partiti che lo sosteneva è entrato in parlamento, e per l’ennesima volta la Sinistra è fuori dal Parlamento, qualche piccola riflessione credo sia necessaria