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L’Unione Europea garante della salute dei suoi cittadini

L’Europa Unita non deve essere pensata solo come luogo geografico ed economico, alla continua ricerca del pareggio di bilancio dei suoi membri. Uno degli obbiettivi che si è sempre prefissato quest’insieme di Stati è il monitoraggio (e la tutela) della salute dei cittadini europei.

Innanzitutto, insieme alla libera circolazione delle merci e delle persone, non poteva non essere creata una garanzia che permettesse alle persone di avere diritto a cure mediche in tutti gli Stati membri, grazie alla tessera sanitaria europea.

Oltre a ciò l’Unione Europea garantisce i prodotti farmaceutici e gli emoderivati che si trovano all’interno del suo territorio, ma anche dispositivi medici come i pace maker e farmaci per malattie rare.

C’è una lotta in corso, non solo a livello medico dei singoli Stati, ma anche globalmente a livello di informazione e sensibilizzazione sui temi della droga, del tabagismo, dell’alcolismo e del gioco d’azzardo.

Inoltre, la presenza di un centro unico per il controllo delle malattie a Stoccolma, mette l’Unione Europea nella condizione di prevenire e combattere prontamente eventuali epidemie.

La fattiva collaborazione degli Stati membri quindi, guidati da un Governo centrale, permette di fare per i cittadini più di quanto i singoli Paesi potrebbero fare se ognuno curasse solo il suo piccolo orto.

Europa: la (pericolosa) banalità degli anti-tutto

Il vento dell’euroscetticismo e anzi dell’antieuropeismo, soffia forte: e spesso, verrebbe da dire, sono i gruppi politici senza un progetto concreto a cercare di buttare benzina sul fuoco. Si alzerà del fumo, e forse gli elettori ne saranno ingannati.

È difficile immaginare, in un mondo sempre più globalizzato, come l’Italia potrebbe tenersi a galla di fronte a colossi come Usa e Cina senza l’abbraccio della UE.  L’immagine di un Europa assetata del sangue degli Stati membri, che sempre più spesso passa sui mezzi di comunicazione, non avrebbe avuto la sua ragion d’essere se i nostri conti fossero stati in ordine e la politica nazionale del passato avesse avuto il coraggio di fare riforme che avrebbero permesso l’ammodernamento della nostra bella nazione.

Non si può, con 70 anni di pace e di crescita civile, pur con i suoi momenti di crisi, opporre un improvviso e assurdo no. Lo stesso Mazzini ha sempre parlato di un’Europa Unita, fatta di popolo liberi: e lui non era certo alla ricerca di facili voti per vincere una poltrona in parlamento.

Lotta alla disoccupazione giovanile: l’Europa ci crede davvero

Si chiama “Garanzia per i giovani” il programma europeo che si propone di attuare una serie di buone pratiche dedicate a ridurre la disoccupazione giovanile. Proposto alla fine del 2012 e adottato nel 2013, sarà adesso sostenuto da ingenti fondi europei.

Ne ha parlato in settimana Barroso durante la conferenza “Youth Guarantee: Making it happen” di fronte ad un contesto sempre più nero: sono milioni i giovani che non riescono a trovare lavoro, che dopo gli studi galleggiano in un limbo fatto di nulla o al massimo di stage non pagati.

È proprio nei paesi più deboli da questo punto di vista (e l’Italia è senza dubbio uno di essi) che si potrà fare affidamento sui fondi europei 2014-2020, destinati in parte proprio a creare occupazione.

Il programma ha un traguardo ambizioso, che riferito alla nostra nazione sembra quasi fantascienza, quello di offrire un’opportunità lavorativa entro 4 mesi dal termine degli studi, e per far questo sono stati messi in campo ben 6 miliardi di euro.

Fondamentale resta l’interazione tra soggetti pubblici, parti sociali e aziende del settore privato: e si spera che grazie alla rinnovata sensibilità sull’argomento dell’Europa, anch’essi smettano di vedere i giovani come persone da lasciare a tempo indeterminato nel parcheggio della speranza e inizino a considerarli la spina dorsale del futuro.