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IL comunicato emesso a sui bilanci 2009/2011 del Comune di Legnano

Ecco il testo de comunicato che abbiamo appena trasmesso agli organi di stampa inerente alle rilevazioni della Corte dei Conti Lombarda.

 

La sezione lombarda della Corte dei Conti ha messo sotto esame il Bilancio 2011 del Comune di Legnano e in questi giorni ha diffuso le sue osservazioni che rilevano una serie di anomalie che avrebbero dovuto essere evitate o corrette al fine di rendere il bilancio più stabile.

In sostanza, la Corte ha criticato il fatto che negli anni 2009-2010-2011 le spese correnti (ovvero quelle che si ripetono con regolarità ogni anno: servizi, costi del personale,…) non fossero completamente coperte dalle entrate correnti ma con il consistente ricorso ad entrate straordinarie (oneri di urbanizzazione, dividendi di AMGA).

Durante i cinque anni passati all’opposizione (2007-2012), Insieme per Legnano  nelle commissioni e nei consigli comunali dedicati all’analisi e discussione del bilancio comunale ha sempre sottolineato queste criticità: abbiamo sempre considerato preoccupante il fatto che la quadratura del bilancio fosse legata ad entrate di tipo eccezionale. A qualche anno di distanza, l’analisi della Corte dei Conti ha registrato quelle che erano già le nostre perplessità e dubbi: le nostre critiche non erano pertanto faziose e preconcette ma coglievano il problema nel merito.

Guardando ora al nuovo corso amministrativo, il nostro impegno all’interno della coalizione a sostegno della giunta Centinaio è e sarà sempre indirizzato alla formulazione di un bilancio che non miri solo al pareggio, ma che in modo strutturale possa permettere per gli anni futuri impegni di spesa coerenti con le possibilità economiche. Un bilancio strutturalmente sano che ci tenga ben lontani da timori di dissesto, con la speranza di poter raggiungere eventuali alleggerimenti della pressione fiscale nella parte di competenza dell’amministrazione comunale.

Il confronto è il sale della Democrazia e il bello della Politica

In questi giorni mi sembra di essere tornato indietro al 1993, anno in cui sui banchi di scuola di 4 superiore in un tema, di cui non ricordo il titolo, teorizzai il mio sentire su come vedevo io la politica.

Nel tema trattavo le difficoltà economiche che l’Italia stava attraversando, il fatto che dal 1992 la lira uscì dall’ECU, il debito pubblico che stava schizzando alle stelle, la produzione industriale che non sembrava reggere le difficoltà, la politica che era ancora sconvolta da “tangentopoli”, la disfatta e la scomparsa dei vecchi partiti e la nascita di quelli nuovi … insomma, anni dal 1992-1993 in cui si tentò di cambiare la struttura dello stato partendo dal sistema elettorale … quindi, a 20 anni di distanza ci si trova ancora allo stesso punto.

In quel tema scrissi un pensiero che suonava così “non capisco perché se tutti condividono la preoccupazione del momento, se tutti sanno che il momento è difficile, se tutti dicono di volersi impegnare per risolvere i problemi, perché si contrappongono anche su cose necessarie come una nuova legge elettorale che non può avere colori? Perché si dividono nel trovare misure economiche, finanziarie e lavorative?. La risposta è semplice perché non siamo maturi nel mettere da parte le nostre ideologie ed orgogli per trovare delle soluzioni il più ampiamente condivise” … già, dovrei andare a recuperare quel tema, che sarà negli archivi della scuola, ma già nel 1993 ero convinto e teorizzavo che per fare scelte importanti bisognava parlare con tutti e che tutti gli interlocutori avessero la stessa dignità.

Un pensiero del 1993 che mi serve a spiegare ai miei amici che continuamente mi scrivono o dicono “Ma come fai a simpatizzare per uno che propone di fare una legge elettorale con un pregiudicato per frode fiscale?” Io non solo simpatizzo, ma approvo quanto fatto, non è responsabilità di chi propone l’incontro se il proprio interlocutore è un pregiudicato, se il secondo partito d’Italia riconosce in questa persona il suo leader, probabilmente è un loro problema; Renzi ha detto chiaramente che la legge elettorale non si poteva fare a copi di maggioranza, e che avrebbe comunque incontrato tutte le forze politiche partendo dalle 3 proposte … poi se qualcuno rifiuta l’incontro, o se qualcuno si riconosce in un leader condannato, non è colpa di chi propone l’incontro.

Una cosa che poi non capisco è, se il problema è perché ci fosse Berlusconi o il colloquio con Forza Italia …; io sono convinto che in Italia si griderà sempre allo “scandalo” politico se due partiti antagonisti si parlano o trovano accordi per il “bene superiore” perché noi ci appassioniamo come se fossimo allo stadio, perché noi rimaniamo fermi sulle nostre posizioni, perché è sempre meglio lo “scontro” dell’incontro, perché io ho questa idea e difficilmente la cambio, quello che faccio va bene e quello cha fai tu no, e perché “è sempre colpa degli altri”

Io sono convinto che una democrazia la si può ritenere “matura” quando per governare cambiamenti importanti ed epocali per una comunità, umilmente, si mettono da parte le proprie pretese e pregiudizi e si accetta la sfida del confronto … poi il confronto potrà fallire perché non si trova un punto d’intesa, ma evitare un confronto, un colloquio a priori … questa non è fare Politica per gli altri, ma fare Politica solo per sé.

Forse questa è un’idea utopica della Politica che immagino, ma non per questo mi fermerò nel cercarla di metterla in pratica; mi si dirà che sogno … è vero, ma è meglio e bello sognare il futuro che vivere commiserando il presente e piangendosi sempre addosso.

Discorso del Sindaco di Legnano alla commemorazioni dei deportati della Franco Tosi

«Lo scorso anno, concludendo il mio intervento su questo palco, avevo auspicato che nel 2014 – in occasione del 70° anniversario della deportazione dei lavoratori della Franco Tosi nei lager tedeschi – di poter guardare con un atteggiamento di maggiore fiducia al futuro della Franco Tosi e dei suoi dipendenti. Era un auspicio  che purtroppo non si è tradotto in realtà.
Pochi giorni fa Cgil, Cisl e Uil hanno presentato un bilancio preoccupato dello stato di salute dell’economia locale sottolineando che cinque anni di crisi hanno lasciato il segno, al punto che oggi l’Altomilanese è un territorio che sta perdendo la sua identità.
E’ vero: oggi le grandi fabbriche non esistono più, e la percentuale di disoccupati è superiore alla media della provincia di Milano. E quel che peggio – accusano le organizzazioni sindacali – il territorio non ha prospettive, perché né la politica né gli imprenditori sono in grado di varare strategie che potrebbero permettere di guardare al futuro con più ottimismo.
Non è mia intenzione, in questa sede, fare una difesa d’ufficio della politica. Sono consapevole che da anni lo Stato non ha saputo (o voluto) progettare una politica industriale capace di favorire il rilancio della nostra industria. Si pensi soltanto alla lunghissima assenza di un responsabile del Ministero dello Sviluppo Economico seguito alle dimissioni dell’allora ministro Claudio Scajola o all’altrettanto lunghissimo ritardo (20 anni) con cui è stato varato nel marzo 2013 un nuovo Piano Energetico Nazionale – documento fondamentale per garantire un futuro ad un’industria come la Franco Tosi – che spazia dalla riduzione dei costi energetici, al pieno raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, fino ad arrivare a garantire una maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore energia.
E’ a questi livelli che si può parlare di “responsabilità della politica”. Ritengo infatti ingiusto e non rispondente alla realtà dei fatti il voler allargare tali “colpe” anche al livello locale, allineandosi in questo modo a coloro che vedono nei Municipi e nei Sindaci i principali parafulmini delle tante e giustificate delusioni provocate da una politica lontana, assente e sorda ai reali problemi dei lavoratori e delle imprese.
Oggi è diventato una sorta di sport nazionale individuare nel livello istituzionale più vicino alla gente, cioè i Comuni, responsabilità che sono spesso da ricercare altrove.
Concordo sul fatto che servono progetti forti in grado di rendere il territorio davvero appetibile per le imprese e che occorre impegnarsi affinché Legnano e l’Altomilanese restino fedeli alla loro tradizione di città e di territorio ad alta vocazione manifatturiera.
La nostra Amministrazione comunale, in carica da un anno e mezzo, da subito ha avviato contatti con tutti i Comuni vicini e le realtà produttive e imprenditoriali per studiare insieme, facendo “rete”, interventi in grado di fermare il degrado della nostra zona. Ne è scaturito un “Patto per l’economia e lo sviluppo dell’Altomilanese” che, lungi dall’essere un libro dei sogni o una “iniziativa sporadica”, rappresenta un significativo punto di partenza per impostare un lavoro che inevitabilmente non potrà che realizzarsi in tempi non brevi.
Su un altro versante è stata costante l’attenzione dell’Amministrazione comunale alla difficile vertenza che coinvolge i lavoratori della Franco Tosi. Nel corso del 2013 il problema è stato portato in un apposito Consiglio comunale “aperto” che ha contribuito a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sul destino dell’azienda, ma soprattutto sul futuro di coloro che vi lavorano. Personalmente ho incontrato più volte tutte la parti in causa (organizzazioni sindacati, RSU, dirigenti della precedente proprietà), coinvolgendo anche Regione, Provincia e parlamentari del nostro territorio per favorire una soluzione positiva della vertenza.
Mi sono più volte recato a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, per partecipare alle trattative coordinate dal responsabile delle situazioni di crisi. Purtroppo, e non ne conosco il motivo, il Comune di Legnano non è stato più invitato ad analoghi incontri che si sono succeduti più recentemente, e questo nonostante le mie ripetute richieste di coinvolgimento.
Questo lo dico non perché sia alla ricerca di riconoscimenti, ma per ribadire che l’interessamento della mia Amministrazione nel merito della vertenza è stato tutt’altro che carente.
Colgo questa occasione per confermare il mio impegno personale, della mia Giunta e di tutte le forze politiche legnanesi nel fare quanto è in nostro potere per arrivare al più presto ad una soluzione positiva. A noi non interessa tanto chi sarà il soggetto individuato come “salvatore” della Franco Tosi, l’importante è che si scelga un soggetto in grado di proporre un serio e convincente piano di risanamento e di recupero.
Dobbiamo tutti impegnarci affinché questa azienda torni a produrre ricchezza e a garantire occupazione, evitando il rischio di diventare soltanto un interessante argomento di storia economica.
Ricordare oggi il 70° anniversario della deportazione nei campi di sterminio nazisti dei lavoratori non è quindi soltanto un doveroso omaggio alla loro memoria: deve essere di stimolo per restituire vitalità e un futuro alla Franco Tosi. Nel 1944, Legnano e l’Italia intera stavano vivendo uno dei periodi più drammatici della loro storia. I lavoratori della Tosi proclamarono uno sciopero per marcare il loro dissenso da una guerra voluta dal fascismo e dai suoi alleati nazisti e per difendere la loro fabbrica. Un gruppo di loro pagò con la morte questa coraggiosa presa di posizione. Facciamo in modo che il loro sacrificio non sia stato vano».

Euro si, Euro no. Cosa fare?

Parafrasando una parte della canzone di Elio e le Storie Tese “La terra dei cachi”, in cui si canta “Italia si, Italia no” … posso dire che il tema “Euro si, Euro, no“, è rientrato nel tema di discussione con i miei amici di fine anno.

Partendo dalla solita filastrocca “dobbiamo uscire dall’Euro, o meglio dovevamo restare fuori come la Sterlina“, si è giunti a ragionamenti più seri e si è cominciato a riflettere su altro; subito dopo le prime battute “fuori dall’Euro“, oppure “non ci dovevamo entrare“, o “il cambio alto di entrata è stato voluto dalla Germania” (mi permetto di dire la solita cattiva), si è arrivati quindi ad una sorta di dichiarazione “l’Euro ha fatto bene a tutti, il problema è che non c’è stato un vero controllo di cambio Lira/Euro quando si è passati alla nuova moneta. Il mancato controllo, oltre a non essere stato seguito a livello centrale, è stato poco controllato da noi italiani. Infatti nessuno si è lamentato se 1000 Lire si sono tramutate in 1€ e non in 0.50€; infatti noi italiani siamo così:

  1. ci va bene tutto,
  2. se ti posso fregare ti frego.

Quindi forse è bene non dare sempre le colpe agli altri, ogni tanto una sorta di autocritica va fatta; un esempio che mi viene in mente è stato il recente aumento IVA, non dal 21 al 22%, ma quello precedente 20-21%. Perché mi viene in mente questo esempio, ora ve lo spiego:

Costo caffè 0.90€, ovvero:

  • Materia prima: 0.75€
  • IVA al 20%: 0.15€
  • IVA al 21%: 0.16€
  • Costo effettivo: 0.91€,

invece il bar ha aumentato il costo a 1€. A questo punto, visto che il conto non torna, vediamo quanto costerebbe la sola materia prima 0.83€ quindi un +0.08€ rispetto ai 0.75€ ovvero un aumento del 10% … ora un aumento così elevato potrebbe essere giustificato soltanto da un cambiamento della materia prima, ma siccome questo non è successo l’aumento non ha ragione di esserci.

Conseguenza di ciò, nulla … sono andato a bere il caffè sempre nello stesso posto, beh questo esempio esplica bene quale sia la nostra mentalità di Italiani.

L’altra questione “usciamo dall’Euro” non è stata più presa in considerazione, e forse è bene che i nostri illustri politici, o sedicenti tali, facciano un po’ di storia economica prima di fare certe sparate. Nella grande svalutazione della Lira del 1992 io avevo 16 anni, facevo ragioneria e mi ricordo bene quell’autunno in cui l’Italia sembrava sull’orlo del barato; per chi non sa nemmeno cosa sia stato il 1992, non se lo ricorda, o all’epoca non ci fece caso, consiglio questi 2 articoli che ho recuperato su “Google” scrivendo “svalutazione Lira 1992”, sono i primi 3 risultati.

La svalutazione ci ha fatto bene

L’autunno nero del ’92 tra tasse e svalutazioni

Analisi della Svalutazione del 1992-1995 – Reload