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Discorso del Sindaco di Legnano alla commemorazioni dei deportati della Franco Tosi

«Lo scorso anno, concludendo il mio intervento su questo palco, avevo auspicato che nel 2014 – in occasione del 70° anniversario della deportazione dei lavoratori della Franco Tosi nei lager tedeschi – di poter guardare con un atteggiamento di maggiore fiducia al futuro della Franco Tosi e dei suoi dipendenti. Era un auspicio  che purtroppo non si è tradotto in realtà.
Pochi giorni fa Cgil, Cisl e Uil hanno presentato un bilancio preoccupato dello stato di salute dell’economia locale sottolineando che cinque anni di crisi hanno lasciato il segno, al punto che oggi l’Altomilanese è un territorio che sta perdendo la sua identità.
E’ vero: oggi le grandi fabbriche non esistono più, e la percentuale di disoccupati è superiore alla media della provincia di Milano. E quel che peggio – accusano le organizzazioni sindacali – il territorio non ha prospettive, perché né la politica né gli imprenditori sono in grado di varare strategie che potrebbero permettere di guardare al futuro con più ottimismo.
Non è mia intenzione, in questa sede, fare una difesa d’ufficio della politica. Sono consapevole che da anni lo Stato non ha saputo (o voluto) progettare una politica industriale capace di favorire il rilancio della nostra industria. Si pensi soltanto alla lunghissima assenza di un responsabile del Ministero dello Sviluppo Economico seguito alle dimissioni dell’allora ministro Claudio Scajola o all’altrettanto lunghissimo ritardo (20 anni) con cui è stato varato nel marzo 2013 un nuovo Piano Energetico Nazionale – documento fondamentale per garantire un futuro ad un’industria come la Franco Tosi – che spazia dalla riduzione dei costi energetici, al pieno raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, fino ad arrivare a garantire una maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore energia.
E’ a questi livelli che si può parlare di “responsabilità della politica”. Ritengo infatti ingiusto e non rispondente alla realtà dei fatti il voler allargare tali “colpe” anche al livello locale, allineandosi in questo modo a coloro che vedono nei Municipi e nei Sindaci i principali parafulmini delle tante e giustificate delusioni provocate da una politica lontana, assente e sorda ai reali problemi dei lavoratori e delle imprese.
Oggi è diventato una sorta di sport nazionale individuare nel livello istituzionale più vicino alla gente, cioè i Comuni, responsabilità che sono spesso da ricercare altrove.
Concordo sul fatto che servono progetti forti in grado di rendere il territorio davvero appetibile per le imprese e che occorre impegnarsi affinché Legnano e l’Altomilanese restino fedeli alla loro tradizione di città e di territorio ad alta vocazione manifatturiera.
La nostra Amministrazione comunale, in carica da un anno e mezzo, da subito ha avviato contatti con tutti i Comuni vicini e le realtà produttive e imprenditoriali per studiare insieme, facendo “rete”, interventi in grado di fermare il degrado della nostra zona. Ne è scaturito un “Patto per l’economia e lo sviluppo dell’Altomilanese” che, lungi dall’essere un libro dei sogni o una “iniziativa sporadica”, rappresenta un significativo punto di partenza per impostare un lavoro che inevitabilmente non potrà che realizzarsi in tempi non brevi.
Su un altro versante è stata costante l’attenzione dell’Amministrazione comunale alla difficile vertenza che coinvolge i lavoratori della Franco Tosi. Nel corso del 2013 il problema è stato portato in un apposito Consiglio comunale “aperto” che ha contribuito a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sul destino dell’azienda, ma soprattutto sul futuro di coloro che vi lavorano. Personalmente ho incontrato più volte tutte la parti in causa (organizzazioni sindacati, RSU, dirigenti della precedente proprietà), coinvolgendo anche Regione, Provincia e parlamentari del nostro territorio per favorire una soluzione positiva della vertenza.
Mi sono più volte recato a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, per partecipare alle trattative coordinate dal responsabile delle situazioni di crisi. Purtroppo, e non ne conosco il motivo, il Comune di Legnano non è stato più invitato ad analoghi incontri che si sono succeduti più recentemente, e questo nonostante le mie ripetute richieste di coinvolgimento.
Questo lo dico non perché sia alla ricerca di riconoscimenti, ma per ribadire che l’interessamento della mia Amministrazione nel merito della vertenza è stato tutt’altro che carente.
Colgo questa occasione per confermare il mio impegno personale, della mia Giunta e di tutte le forze politiche legnanesi nel fare quanto è in nostro potere per arrivare al più presto ad una soluzione positiva. A noi non interessa tanto chi sarà il soggetto individuato come “salvatore” della Franco Tosi, l’importante è che si scelga un soggetto in grado di proporre un serio e convincente piano di risanamento e di recupero.
Dobbiamo tutti impegnarci affinché questa azienda torni a produrre ricchezza e a garantire occupazione, evitando il rischio di diventare soltanto un interessante argomento di storia economica.
Ricordare oggi il 70° anniversario della deportazione nei campi di sterminio nazisti dei lavoratori non è quindi soltanto un doveroso omaggio alla loro memoria: deve essere di stimolo per restituire vitalità e un futuro alla Franco Tosi. Nel 1944, Legnano e l’Italia intera stavano vivendo uno dei periodi più drammatici della loro storia. I lavoratori della Tosi proclamarono uno sciopero per marcare il loro dissenso da una guerra voluta dal fascismo e dai suoi alleati nazisti e per difendere la loro fabbrica. Un gruppo di loro pagò con la morte questa coraggiosa presa di posizione. Facciamo in modo che il loro sacrificio non sia stato vano».

Euro si, Euro no. Cosa fare?

Parafrasando una parte della canzone di Elio e le Storie Tese “La terra dei cachi”, in cui si canta “Italia si, Italia no” … posso dire che il tema “Euro si, Euro, no“, è rientrato nel tema di discussione con i miei amici di fine anno.

Partendo dalla solita filastrocca “dobbiamo uscire dall’Euro, o meglio dovevamo restare fuori come la Sterlina“, si è giunti a ragionamenti più seri e si è cominciato a riflettere su altro; subito dopo le prime battute “fuori dall’Euro“, oppure “non ci dovevamo entrare“, o “il cambio alto di entrata è stato voluto dalla Germania” (mi permetto di dire la solita cattiva), si è arrivati quindi ad una sorta di dichiarazione “l’Euro ha fatto bene a tutti, il problema è che non c’è stato un vero controllo di cambio Lira/Euro quando si è passati alla nuova moneta. Il mancato controllo, oltre a non essere stato seguito a livello centrale, è stato poco controllato da noi italiani. Infatti nessuno si è lamentato se 1000 Lire si sono tramutate in 1€ e non in 0.50€; infatti noi italiani siamo così:

  1. ci va bene tutto,
  2. se ti posso fregare ti frego.

Quindi forse è bene non dare sempre le colpe agli altri, ogni tanto una sorta di autocritica va fatta; un esempio che mi viene in mente è stato il recente aumento IVA, non dal 21 al 22%, ma quello precedente 20-21%. Perché mi viene in mente questo esempio, ora ve lo spiego:

Costo caffè 0.90€, ovvero:

  • Materia prima: 0.75€
  • IVA al 20%: 0.15€
  • IVA al 21%: 0.16€
  • Costo effettivo: 0.91€,

invece il bar ha aumentato il costo a 1€. A questo punto, visto che il conto non torna, vediamo quanto costerebbe la sola materia prima 0.83€ quindi un +0.08€ rispetto ai 0.75€ ovvero un aumento del 10% … ora un aumento così elevato potrebbe essere giustificato soltanto da un cambiamento della materia prima, ma siccome questo non è successo l’aumento non ha ragione di esserci.

Conseguenza di ciò, nulla … sono andato a bere il caffè sempre nello stesso posto, beh questo esempio esplica bene quale sia la nostra mentalità di Italiani.

L’altra questione “usciamo dall’Euro” non è stata più presa in considerazione, e forse è bene che i nostri illustri politici, o sedicenti tali, facciano un po’ di storia economica prima di fare certe sparate. Nella grande svalutazione della Lira del 1992 io avevo 16 anni, facevo ragioneria e mi ricordo bene quell’autunno in cui l’Italia sembrava sull’orlo del barato; per chi non sa nemmeno cosa sia stato il 1992, non se lo ricorda, o all’epoca non ci fece caso, consiglio questi 2 articoli che ho recuperato su “Google” scrivendo “svalutazione Lira 1992”, sono i primi 3 risultati.

La svalutazione ci ha fatto bene

L’autunno nero del ’92 tra tasse e svalutazioni

Analisi della Svalutazione del 1992-1995 – Reload

Un 2014 con una Giustizia giusta ed equa

Come scrissi ieri, oggi altra puntata della discussione di inizio 2014 fatta con i miei amici. Al termine dell’articolo sull’IVA scrissi che avrei parlato di Giustizia, ma prima però vorrei parlare ancora di IVA e più in generale di tasse.

Infatti durante il confronto abbiamo ci siamo fatti la domanda “ma perché dobbiamo pagare più tasse?“, la risposta è stata semplice “perché in molti non le pagano” e non le pagano perché … “perché anche se ti pizzicano tanto non ti succede nulla, o meglio; vengono pizzicati i piccoli ma i grossi scappano e tanto i tempi della giustizia sono lunghi. In America se prendono che evadi le tasse, fosse solo 1$ ti condannano e la pena la fai tutta.“.

Già, è questo che sconforta di più, essere rassegnati che la giustizia non viaggia a fianco delle persone per bene ma al contrario, a volte sembra punirle; lo sconforto di tante leggi e leggine che dicono tutto e il contrario di tutto, senza contare che le pene non sembrano mai certe.

Ecco lo sconforto in una giustizia che non sembra equa, una giustizia che non viene mai ben vista ma che al contrario meno se ne ha a che fare e meglio è.

Spero che il 2014 sia l’anno della Giustizia vera ed equa per tutti.

Una IVA giusta per tutti

Mi sono trovato a festeggiare l’inizio anno con alcuni amici, tra un panettone e un cotechino, tra un bicchiere di spumante e l’atro, davanti ad un camino abbiamo cominciato a parlare d’Italia, Italia senza aver ascoltato il discorso del Presidente della Repubblica; abbiamo parlato d’Italia partendo dalle esperienze quotidiane.

Forse come poche volte mi è capitato di parlare di politica in questi mesi con i miei amici senza trovare prese di posizione ideologiche e disfattiste, abbiamo cominciato ad immaginare cosa di più equo il Governo dovrebbe fare per l’Italia, per la prima volta il confronto con chi non la pensa come me è stato molto sereno a differenza di altre discussioni in cui i miei interlocutori partivano sempre dal presupposto che gli altri facevano, e faranno, cose sbagliate mentre il movimento in cui si riconoscono fanno e dicono cose giuste e che non sbagliano.

A parte quest’ultima mia considerazione, abbiamo cominciato a ragionare dalle cose quotidiane come la questione IVA; uno dei miei amici mi ha chiaramente detto “io che produco beni e servizi ho un IVA al 22%, coloro che mettono le macchinette e le slot machine l’hanno al 4%. Ma è giusto secondo voi?”, ammetto che questa affermazione mi coglieva impreparato sull’IVA delle slot machine che tanto stanno rovinando le famiglie. Sicuramente se così fosse sarebbe una cosa non solo sbagliato “economicamente” ma io reputo anche eticamente; sentiamo spesso alzarsi grida di allarme sociale perché queste infernali macchinette distruggono le vite degli italiani, ed invece di limitarle si “agevola” l’installazione penalizzando addirittura i comuni che tentano di limitarne l’installazione.

Da questo punto di partenza siamo arrivati ad ipotizzare:

  1. portare l’IVA delle slot machine al 22%,
  2. togliere l’IVA dai prodotti di prima necessità: pane, acqua, farina e pasta
  3. togliere IMU, IUC o cose simili da negozi come i panettieri

Fantasie con possibili azioni? Risorse scarse o possibili? E’ dalle piccole e semplici cose che le persone percepiranno veramente che la politica opera per la collettività.

Altro passaggio fatto è stato quello sulla Giustizia, però ne scriverò prossimamente.