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TTIP è veramente segreto? Alcune riflessioni

Sul numero in edicola questa settimana di Internazionale si parla ancora di TTIP (Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti), infatti viene proposto un articolo apparso su “Libération” in cui si consiglia di dire NO a questo accordo con gli Stati Uniti; un no che a tre motivazioni che vi lascerò leggere nel testo che vi riporterò.

Mi piace però soffermarmi sul primo di questi NO, un no che si basa sulla segretezza di questi negoziati, una segretezza che non è assolutamente vera, infatti basta fare un giro su Internet e si scopre come dal 9 Ottobre 2014 questi atti siano stati “declassificati”, e la cosa più “sconvolgente” è scoprire che esiste pure un sito della stessa Commissione Europea che parla esclusivamente del TTIP, quindi più trasparenti di così, cosa si dovrebbe fare?

L’argomento mi interessa, e appassiona, in quanto è stato tra i miei  primi argomenti su cui feci un intervento in consiglio comunale, qui puoi leggere quello che dissi.


Tre no al trattato transatlantico
Laurent Jofrin, Libération, Francia

Per com’è stato proposto, il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip) è inaccettabile. Durante la sua ultima visita in Europa il presidente statunitense Barack Obama ha sollecitato la sua approvazione. Ma il governo francese e la Commissione europea dovrebbero opporre a questo tentativo ossessivo, dogmatico e pericoloso un triplo no.

No all’allucinante segretezza che avvolge la questione. Certo, sappiamo che in ogni caso l’accordo dovrebbe essere approvato dai governi e dai parlamenti eletti dai cittadini. Ma per quale motivo i cittadini europei, che sono i diretti interessati, dovrebbero continuare a ignorare trattative su cui hanno il diritto di dire la loro prima che si arrivi a una stesura deinitiva?

No all’indebolimento delle norme sanitarie e ambientali, l’inevitabile risultato di un compromesso con una potenza mondiale che su questi temi è meno esigente dell’Europa.

No all’assurda clausola sugli arbitrati, che sottometterebbe gli stati democratici alle decisioni prese da tribunali privati che non hanno né rappresentatività né legittimità e che seguono solo la loro fede nel libero scambio, al di fuori di qualsiasi considerazione sociale o ambientale. C’è bisogno di ricordare che un tribunale del genere ha condannato il governo australiano per aver approvato norme contro il fumo che danneggiavano gli interessi delle multinazionali del tabacco?

Tutti sanno che lo sviluppo del commercio mondiale è un fattore di crescita, che la specializzazione delle economie aumenta la produttività e che in molti casi è più conveniente importare un prodotto che non si è in grado di produrre a un costo soddisfacente. Ma questa legge fondamentale del commercio presenta anche dei gravi inconvenienti se si spinge ad abbassare gli standard, a devastare intere regioni o a concedere poteri esorbitanti alle grandi aziende.

Un analisi sull’esito del referendum del 17 Aprile scritto su Le Monde

Il 17 Aprile si è svolto il referendum sulle “trivellazioni”, ecco un’opinione scritta su Le Monde e tratto da Internazionale.


Il referendum lo ha vinto Renzi
P. Ridet, Le Monde, Francia

Il referendum del 17 aprile doveva decidere una questione tecnica: se le concessioni date dal governo alle aziende che estraggono gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa devono avere una durata limitata o restare in vigore fino all’esaurimento del giacimento, come prevede una norma inserita nella legge di stabilità del 2015. Nelle acque italiane ci sono 92 piattaforme entro le 12 miglia: la maggior parte si trova nell’Adriatico (al largo del Veneto, delle Marche e dell’Emilia Romagna) e nello Ionio. Nel 2015 questi pozzi hanno fornito il 27 per cento della produzione nazionale di gas e il 9 per cento di quella petrolifera, coprendo rispettivamente il 3,5 per cento del consumo di gas e appena l’1 per cento di quello del petrolio.

La maggioranza dei votanti ha risposto “sì” alla proposta di limitare la durata delle concessioni, ma non è stato raggiunto il quorum del 50 per cento più uno degli elettori che avrebbe reso valido il referendum (costato più di 300 milioni di euro). Solo il 31,8 per cento dei 51 milioni di aventi diritto al voto è andato alle urne.
Gli ambientalisti, la sinistra, il Movimento 5 stelle e la Lega nord speravano di contrastare almeno in parte il presidente del consiglio, che aveva invitato gli italiani a non votare. Ma un leader politico può suggerire ai cittadini di non esercitare il loro dovere elettorale? La domanda non è stata al centro del dibattito. Un’elevata percentuale di votanti avrebbe dato speranza agli avversari del governo, soprattutto in vista delle elezioni amministrative che si terranno il 5 giugno (si vota in città importanti come Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli) e in vista del referendum costituzionale sulla riforma del senato che si terrà in autunno.

Gli avversari del premier dovranno rivedere la loro tabella di marcia. Il mancato raggiungimento del quorum è una vittoria per Renzi,
he commentando il risultato ha dichiarato: “Vogliamo fare dell’Italia il paese più verde dell’Europa”.

Analisi sul prezzo del petrolio e conferenza di Doha

Stavo leggendo in questi giorni un interessante articolo su Internazionale che analizzava la situazione internazionale per quanto riguarda il petrolio e la conferenza dei maggiori produttori dell’oro nero svoltosi a Doha, in Qatar.

L’articolo preso in considerazione mette in relazione costo petrolio e investimenti in energie rinnovabili, secondo il giornalista il prezzo basso degli idrocarburi potrebbe disincentivare la ricerca di risorse alternative ai combustibili fossili.

Buona lettura.


Il prezzo del petrolio per il clima
Eric Frey, Der Standard, Austria

Non è affatto una sorpresa che al vertice svoltosi il 17 aprile a Doha, in Qatar, i maggiori produttori mondiali di petrolio non siano riusciti a trovare un accordo per limitare la produzione e far salire nuovamente i prezzi. Anche quando c’erano meno divisioni, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio non era in grado di controllare i prezzi. Oggi alla rivalità tra Arabia Saudita e Iran si è aggiunta la lotta interna al regime saudita tra la vecchia guardia e gli uomini del potente principe Mohammad bin Salman.

In ogni caso un eventuale accordo avrebbe potuto sostenere i prezzi solo a breve termine. Una cosa è una promessa fatta al tavolo delle trattative, un’altra è rinunciare a milioni di dollari di entrate in un momento in cui, per un motivo o per l’altro, tutti i paesi produttori hanno bisogno di soldi.

Se il prezzo si stabilizzasse intorno ai cinquanta dollari al barile sarebbe un grosso problema per paesi come la Russia, il Venezuela, la Nigeria e l’Iran, che avevano basato le loro politiche di bilancio sul doppio di quella cifra. Ma a essere danneggiato sarà soprattutto il clima. Il petrolio a buon mercato riduce gli incentivi a migliorare l’eiffcienza energetica e a investire nelle fonti rinnovabili.
A lungo termine questo può produrre conseguenze molto più gravi rispetto a una nuova impennata del prezzo del greggio.

Ma se gli stati produttori di petrolio sono impotenti di fronte alle forze del mercato, i paesi industrializzati possono fare qualcosa: per esempio, introdurre un’efficace tassazione delle emissioni di anidride carbonica, che potrebbe risultare politicamente accettabile proprio grazie agli attuali bassi prezzi dell’energia. La soluzione ideale sarebbe un’iniziativa congiunta a livello internazionale o europeo, ma i singoli paesi possono agire anche da soli.

Sarebbe tragico se le speranze germogliate dopo la conferenza di Parigi sul clima fossero subito stroncate dal petrolio a buon mercato.

L’onestá esiste ancora

Tutti noi pensiamo, forse, che non fu siano più le persone di una volta, che l’onestá è il rispetto siano comportamenti strani e desueti; pensiamo ciò perché le notizie che leggiamo, sentiamo e ci vengono passate da internet, sono piene di corruzione, violenze e un misto tra menefreghismo ed egoismo.

Io sono certo che non é così, infatti ho avuto la dimostrazione pratica qualche giorno fa; infatti sabato scorso ho celebrato un matrimonio in comune, innarvetitamente dopo la celebrazione mi è caduto il cellulare e me ne sono conto solo un’ora dopo mentre aspettavo di celebrare il secondo matrimonio della mattinata.

Finito questo secondo, corro a casa e: blocco la linea, imposto l’iPhone a resettarsi e cambio tutte le password possibili e immaginabili; nel pomeriggio vado a prendere una nuova tessera del telefono.

La domenica sera vengo contattato per andare a prendere il cellulare che era stato trovato nella sala del primo matrimonio, chi l’ha trovato l’ha tenuto 2 giorni in previsione che magari chiamasse qualcuno; non avendo ricevuto alcuna telefonata, hanno deciso di guardare i numeri di emergenza che avevo segnato e da li sono risaliti a me.

Questo dimostra, appunto, che le persone oneste esistono ancora a dispetto dei ranti rancirosi, egoisti che popolano il web.