Noi italiani siamo sempre bravi a commiserarci, a soffrire di sindrome di inferiorità, siamo sempre bravi a piangerci addosso e abbiamo sempre paura dei cambiamenti, si perché di questo soffriamo; abbiamo paura dei cambiamenti, e quando ci accingiamo a farli, li attuiamo a metà perché tendiamo a conservarci.
Questo lo si evince anche leggendo i post che compaiono su FB, scritti che spesso parlano di “perdita di sovranità” nei confronti dell’Unione Europea; ma quale perdita di sovranità? Come sempre il passato dovrebbe aiutarci a farci leggere il presente, e il futuro; l’Unione Europea nacque dall’intuizione dei presidenti di Francia, Italia, Germania e paesi del Benelux che volevano far risorgere l’Europa dopo la distruzione della Seconda Guerra Mondiale; da qui nacque la CECA (Comunità Economica Carbone e Acciaio), da questo embrione si arrivò ai trattati di Roma e poi a quello che l’Europa è ora, con pregi e difetti.
Quindi avevamo perso sovranità anche con la nascita della CECA perché non potevamo più fare quello che volevamo con carbone ed acciaio? Queste polemiche sulla sovranità sono sterili, sono pronto a cambiare idea se qualcuno è disposto ad argomentare tale tesi; l’Unione Europea la ritengo la cosa più importante che dovrà assolutamente completarsi quanto prima, io sogno che quando un cittadino extra Ue chieda a un Francese, tedesco, Italiano, Spagnolo, Inglese ecc. ecc.”scusi di dov’è” questo possa rispondere “sono Francese, Tedesco, Italiano, Spagnolo, Inglese ecc. ecc. dell’Unione Europea”; si badi bene, l’entità nazionale rimarrà, ma far parte di un unico grande “stato” dimostrerà al mondo che le diversità uniscono, non dividono
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Un ricordo personale sul Card. Carlo Maria Martini
Ho aspettato 3 giorni per scrivere qualcosa sul Cardinale Martini perché volevo scriverlo giusto oggi, il giorno in cui il Cardinale rimarrà legato indissolubilmente con il Duomo di Milano, un legame che sarà non solo spirituale ma fisico.
In questi giorni ho pensato a tutte le varie occasioni che ho avuto di incontrarlo; di questi ricordi mi ricordo i seguenti:
• 1989/1990: non ricordo, durante la visita pastorale, il Cardinale venne a benedire la prima pietra del nuovo centro parrocchiale,
• Agosto 1997 a Parigi per le GMG, nella chiesa di San Sulpice c’eravamo una parte consistente dei giovani ambrosiani presenti a Parigi; il Cardinale è venuto a salutarci e, chiedendo il permesso al vescovo che doveva tenere la catechesi e al parroco della parrocchia disse “mi permettete di benedire questi giovani con il rito Ambrosiano?”,
• Anno 2000: al termine del grande Giubileo e delle GMG, il Cardinale fece partire il percorso “Sentinelle del mattino” che riprendeva le parole che il Papa Giovanni Paolo II disse ai 2 milioni di giovani presenti a Tor Vergata, quando l’anno dopo fu pubblicato il resoconto di questo percorso, sentivo di avere ulteriori stimoli per il mio impegno nella politica,
• Anno 2002: era Aprile quando il cardinale venne per l’ultima sua visita pastorale in parrocchia, l’incontro e la foto che facemmo come consiglio pastorale con lui la ricordo ancora come se fosse stata fatta ieri.
Un grande ringraziamento a colui che, assieme al beato Giovanni Paolo II, mi han fatto diventare quello che sono, le due personalità della Chiesa che mi hanno fatto capire e comprendere la vera Parola.
Sterilità intellettuale
Ogni tanto sulla mia bacheca compaiono le condivisioni di link di attacco “sviscerale” alla Chiesa e ai suo ministri, e ancora di più compaiono immagini dissacranti che, secondo gli autori e anche chi condivide, dovrebbero fare ridere.
A parte trovare la cosa disgustosa, e per niente divertente, questo è il sintomo della rozzezza, bassezza che alcuni manifestano per “contrastare” qualcosa, un credo una fede, senza argomentazioni e senza confronto, ma usando solo frasi fatte e slogan di “bassa lega” che forse fanno sorridere solo quelli che sono allo stesso livello.
Tutto questo mi fa anche pensare ad una certa sterilità o deserto “intellettuale” che purtroppo è presente in alcune persone e che come i social network, utili e importanti, invece vengano utilizzati per esprimere le idee e le considerazioni più balzane, improbabili e povere
C’è un tempo per ogni cosa
Sembra la solita frase fatta, ma il fondamento del “c’è un tempo per ogni cosa” è un concetto molto vecchio ed antico, una frase che viene utilizzata principalmente per indicare quando si fanno scelte sbagliate oppure quando non vengono fatte; molto più propriamente a posteriori viene espressa per dire “se in quel momento avessi fatto così”, piuttosto che “se avessi aspettato, magari le cose sarebbero andate in modo diverso”.
Per me oggi, in parte questa frase ha avuto compimento, forse qualcosa fatto anni fa fu troppo affretatto, e oggi ho il timore di non correre troppo, che magari alcune cose mi sfuggono.
“C’è un tempo per nascere e un tempo per morire
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.”
Qoèlet 3, 2-8
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